Barbie un manifesto al femminismo, o un fraintendimento da parte del pubblico?
Anche se sono passati mesi, vorrei affrontare il tema di Barbie dato che ha superato il miliardo al botteghino, in poco tempo questo film ha raggiunto una fama a dir poco straordinaria con milioni di persone che si sono fiondate al cinema per vederlo e addirittura portarci i loro partner o le loro amiche. Greta Gerwig è la prima regista donna al mondo a riuscirci, ma come mai questo film sulla bambola più famosa al mondo ha avuto tanto successo? Semplice: per i temi che tratta e il messaggio recepito dalle persone. Attenzione, ho detto recepito, non mandato. Ma che cos’ha questo film di tanto speciale da avere successo? Beh semplice: ha saputo puntare su temi molto delicati della nostra società e che molte persone hanno afferrato e condiviso, ma iniziamo dal principio, di che parla il film.
(Spoiler alert) per chi non lo abbia visto vi parlerò della trama per andare poi ad approfondire meglio tutti i messaggi che questo film ha voluto lanciare, se non volete spoiler vi consiglio di saltare questa parte. Tutto ha inizio a Barbieland, la città immaginaria dove vivono tutte le barbie create dalla Mattel, comprese alcune ritirate dal commercio per un motivo o per un altro. Barbieland è una città dove vige il matriarcato, le barbie fanno tutti i lavori e i Ken si devono solo preoccupare di farsi salutare da loro. Inizia tutto con una giornata perfetta, Barbie si sveglia, si prepara, va in spiaggia e poi la sera dà una festa, e lì iniziano i suoi problemi: prima ha pensieri di morte, poi il giorno dopo la doccia che si fa scotta troppo pur non essendoci acqua, le cade il latte e mentre esce di casa… il suo piede anziché come di norma diventa piatto a terra. Panico, Barbie non sa che fare e ha paura che stia succedendo qualcosa di brutto, così le suggeriscono di andare da Barbie stramba che le fa notare che inizia ad avere anche la cellulite e le dice che se vuole risolvere il problema deve andare a trovare la bambina che giocava con lei nel mondo reale. Ken si offre di accompagnarla per fare colpo su di lei e Barbie non vede l’ora di vedere l’effetto che lei e tutte le bambole Mattel hanno avuto sulla società… ma riceve una grossa delusione. Appena arrivata gli uomini fanno commenti sessisti su di lei e si sente a disagio, mentre Ken, al contrario, si sente sicuro e forte. Barbie trova la bambina che crede giocasse con lei che le dà della fascista, per standard di bellezza creati, inarrivabili per la maggior parte delle bambine. Ken, nel mentre, scopre che nel mondo reale comandano gli uomini e non le donne, come invece accade a Barbieland, al che decide di andare a dare subito la notizia agli altri Ken, lanciando così lo slogan “I am Kenough”. Barbie capisce che a giocare con lei era la madre della bambina che l’ha attaccata e non la bambina. Le tre vanno a Barbieland dove la situazione è fuori controllo, le Barbie hanno iniziato a servire i Ken in quella che si direbbe ormai una città maschilista governata da uomini e cavalli. Barbie riesce a trovare il modo di salvare la situazione facendo litigare i Ken tra loro e riportando tutto alla normalità, con la differenza che ora anche i Ken possono fare dei lavori veri, mentre Barbie vuole provare a vivere nel mondo reale come un’umana. Il film finisce con lei che sembra stia andando a fare un colloquio di lavoro, ma quando entra alla reception del palazzo dice con un enorme sorriso che è lì per vedere il suo ginecologo.
Andiamo con ordine: le origini di Barbie. Come ormai saprete tutti Barbie ha origine da una bambola che andava molto in Germania e vedendola una donna americana decise di farne una simile che chiamò come sua figlia: Barbara. Quella donna era la moglie del celebre Mattel, che comprò i diritti sulla bambola tedesca e iniziò a produrre la Barbie che tutti noi oggi amiamo. Prima di Barbie i giocattoli popolari tra le bambine erano per lo più bambolotti e cose del genere per abituarle al loro futuro di madri. Barbie nasce per far capire alle bambine che non devono per forza attenersi allo standard imposto dalla società e che anche le donne se volevano potevano scegliersi il loro futuro. Ovviamente questo è un messaggio del tutto corretto se non fosse per un particolare: la bambola nasce per indicare alle bambine che sono libere di fare tutto sì… ma ricordiamoci che Barbie rappresenta comunque uno standard di bellezza perfetta inarrivabile, ecco perché nel film la bambina si era arrabbiata tanto con Barbie, perché è come se il messaggio lanciato fosse: “puoi fare di tutto solo se sei bella come me”. Discorso che nella società del novecento non era messo in discussione: dopotutto il compito della donna era comunque quello di farsi bella per trovare marito seppur lavorando, quindi in realtà il messaggio che lancia non è proprio femminista come si pensa, seppur per l’epoca in cui è nata è stato comunque un progresso senza precedenti.
Mascolinità tossica, sono i maschilisti che trattano male le donne. Ma avete mai sentito parlare di femminilità tossica? Bene, se non ne avete mai sentito parlare vi assicuro che Barbie all’inizio del film ne è un esempio. Il femminismo è nato perché le donne avessero pari diritti con l’uomo e siamo d’accordo che su alcune cose purtroppo quest’uguaglianza ancora non è stata raggiunta. La femminilità tossica si presenta quando le femministe pretendono di avere addirittura più diritti dell’uomo: vi ricorda qualcosa? Barbieland a inizio film appunto. In apertura del film infatti, come accennato, le Barbie vivono in un posto dove tutti i lavori sono svolti esclusivamente da donne, mentre i Ken devono solo preoccuparsi di far colpo sulle Barbie, e questa era esattamente la stessa cosa che accadeva nella società maschilista prima che le donne iniziassero a pretendere i loro diritti come è giusto che sia. Il fatto di questa oppressione da parte delle Barbie verso i Ken è stato totalmente frainteso dai fan. Greta Gerwig ha creato esattamente la situazione opposta, per far immedesimare gli uomini in quello che tante donne hanno subito nei secoli di storia e che in alcuni paesi ancora subiscono, purtroppo; ne è la prova il fatto che anche i Ken alla fine del film acquisiscono i loro diritti, seppur in misura ridotta, come è successo con le donne; la regista ha messo sullo stesso piano sia uomini che donne per far anche capire che sarebbe potuta succedere la stessa identica cosa agli uomini e che comunque la prevalenza di uno dei due sessi è sbagliata a prescindere.
Ma allora perché è stato “frainteso”? Semplice, il messaggio che Greta Grìerwig voleva lanciare era l’uguaglianza, non di certo un messaggio per dire alle coppie di rompere o che la femmina deve prevalere e invece… Molte ragazze hanno utilizzato il film per testare il “maschilismo latente” nei loro partner: se un maschio non capisce come mai la ragazza pianga davanti a quel film è maschilista e va lasciato; addirittura ragazze scrivono “se non gli piace il film di Barbie lascialo”, altre ragazze portano le loro amiche a vederlo per far capire loro di avere il fidanzato tossico e il fenomeno ha preso già il suo nome: #Barbiebrokeup. Chiariamoci, questo non è assolutamente il messaggio che Barbie voleva lanciare visto che il film parla di uguaglianza e accettazione di sé, dato che insegna che non si può essere perfetti e che nessuno deve prevalere sugli altri; quindi è questo il fenomeno di femminilità tossica che si è creato. In generale non si può usare un film per “misurare” il maschilismo o la compatibilità tra partners, e di sicuro un maschio non è che non capisca i problemi delle donne nella nostra società, anzi, tuttavia trova esagerato piangere per un film. Questo articolo non vuole assolutamente andare a negare i problemi della società, ma bisogna comunque ricordarsi di non sentirsi superiori agli altri dato che dovremmo essere tutti uguali, senza distinzioni di genere, sessualità, razza, religione; dopotutto veniamo tutti dallo stesso pianeta, però un conto è volere l’uguaglianza, un conto usare la scusa dell’uguaglianza per prevaricare l’altra persona.
I massmedia hanno puntato i riflettori sulla presunta femminilità tossica causata dal film, ma non hanno preso in considerazione l’ultimo tema: l’accettazione di sé. Quando Barbie dice a Ken “non ci sono Barbie e Ken, magari c’è Barbie e c’è Ken”: questa è una frase estremamente significativa, perché dopo averla sentita finalmente Ken acquisisce sicurezza e capisce che non per forza la sua esistenza debba dipendere da qualcuno. Anche il fatto che Barbie inizi a fare errori, le venga la cellulite, pensi alla morte, abbia problemi che esistono nella vita di tutti i giorni ci insegna che nessuno è perfetto e che ci si può sempre migliorare, ma non si arriverà mai alla perfezione. Solo gli oggetti possono essere “perfetti”, perché non hanno vita e non hanno sentimenti come gli umani, non agiscono di impulso e questo fa capire come effettivamente durante tutto il film i personaggi arrivino ad acquisire via via consapevolezza del fatto che le cose non vanno sempre come dovrebbero e come ci immaginiamo. La vita infatti è imprevedibile, ma non per questo non possiamo godercela. Alcune persone criticano il fatto che Barbie abbia avuto più successo di Mission Impossible 7, ma non ne hanno compreso il perché: al di là della trama è significativo il messaggio che la regista voleva trasmettere e che ha portato incredibili e inaspettati risultati.
Anche se sono passati mesi, vorrei affrontare il tema di Barbie dato che ha superato il miliardo al botteghino, in poco tempo questo film ha raggiunto una fama a dir poco straordinaria con milioni di persone che si sono fiondate al cinema per vederlo e addirittura portarci i loro partner o le loro amiche. Greta Gerwig è la prima regista donna al mondo a riuscirci, ma come mai questo film sulla bambola più famosa al mondo ha avuto tanto successo? Semplice: per i temi che tratta e il messaggio recepito dalle persone. Attenzione, ho detto recepito, non mandato. Ma che cos’ha questo film di tanto speciale da avere successo? Beh semplice: ha saputo puntare su temi molto delicati della nostra società e che molte persone hanno afferrato e condiviso, ma iniziamo dal principio, di che parla il film.
(Spoiler alert) per chi non lo abbia visto vi parlerò della trama per andare poi ad approfondire meglio tutti i messaggi che questo film ha voluto lanciare, se non volete spoiler vi consiglio di saltare questa parte. Tutto ha inizio a Barbieland, la città immaginaria dove vivono tutte le barbie create dalla Mattel, comprese alcune ritirate dal commercio per un motivo o per un altro. Barbieland è una città dove vige il matriarcato, le barbie fanno tutti i lavori e i Ken si devono solo preoccupare di farsi salutare da loro. Inizia tutto con una giornata perfetta, Barbie si sveglia, si prepara, va in spiaggia e poi la sera dà una festa, e lì iniziano i suoi problemi: prima ha pensieri di morte, poi il giorno dopo la doccia che si fa scotta troppo pur non essendoci acqua, le cade il latte e mentre esce di casa… il suo piede anziché come di norma diventa piatto a terra. Panico, Barbie non sa che fare e ha paura che stia succedendo qualcosa di brutto, così le suggeriscono di andare da Barbie stramba che le fa notare che inizia ad avere anche la cellulite e le dice che se vuole risolvere il problema deve andare a trovare la bambina che giocava con lei nel mondo reale. Ken si offre di accompagnarla per fare colpo su di lei e Barbie non vede l’ora di vedere l’effetto che lei e tutte le bambole Mattel hanno avuto sulla società… ma riceve una grossa delusione. Appena arrivata gli uomini fanno commenti sessisti su di lei e si sente a disagio, mentre Ken, al contrario, si sente sicuro e forte. Barbie trova la bambina che crede giocasse con lei che le dà della fascista, per standard di bellezza creati, inarrivabili per la maggior parte delle bambine. Ken, nel mentre, scopre che nel mondo reale comandano gli uomini e non le donne, come invece accade a Barbieland, al che decide di andare a dare subito la notizia agli altri Ken, lanciando così lo slogan “I am Kenough”. Barbie capisce che a giocare con lei era la madre della bambina che l’ha attaccata e non la bambina. Le tre vanno a Barbieland dove la situazione è fuori controllo, le Barbie hanno iniziato a servire i Ken in quella che si direbbe ormai una città maschilista governata da uomini e cavalli. Barbie riesce a trovare il modo di salvare la situazione facendo litigare i Ken tra loro e riportando tutto alla normalità, con la differenza che ora anche i Ken possono fare dei lavori veri, mentre Barbie vuole provare a vivere nel mondo reale come un’umana. Il film finisce con lei che sembra stia andando a fare un colloquio di lavoro, ma quando entra alla reception del palazzo dice con un enorme sorriso che è lì per vedere il suo ginecologo.
Andiamo con ordine: le origini di Barbie. Come ormai saprete tutti Barbie ha origine da una bambola che andava molto in Germania e vedendola una donna americana decise di farne una simile che chiamò come sua figlia: Barbara. Quella donna era la moglie del celebre Mattel, che comprò i diritti sulla bambola tedesca e iniziò a produrre la Barbie che tutti noi oggi amiamo. Prima di Barbie i giocattoli popolari tra le bambine erano per lo più bambolotti e cose del genere per abituarle al loro futuro di madri. Barbie nasce per far capire alle bambine che non devono per forza attenersi allo standard imposto dalla società e che anche le donne se volevano potevano scegliersi il loro futuro. Ovviamente questo è un messaggio del tutto corretto se non fosse per un particolare: la bambola nasce per indicare alle bambine che sono libere di fare tutto sì… ma ricordiamoci che Barbie rappresenta comunque uno standard di bellezza perfetta inarrivabile, ecco perché nel film la bambina si era arrabbiata tanto con Barbie, perché è come se il messaggio lanciato fosse: “puoi fare di tutto solo se sei bella come me”. Discorso che nella società del novecento non era messo in discussione: dopotutto il compito della donna era comunque quello di farsi bella per trovare marito seppur lavorando, quindi in realtà il messaggio che lancia non è proprio femminista come si pensa, seppur per l’epoca in cui è nata è stato comunque un progresso senza precedenti.
Mascolinità tossica, sono i maschilisti che trattano male le donne. Ma avete mai sentito parlare di femminilità tossica? Bene, se non ne avete mai sentito parlare vi assicuro che Barbie all’inizio del film ne è un esempio. Il femminismo è nato perché le donne avessero pari diritti con l’uomo e siamo d’accordo che su alcune cose purtroppo quest’uguaglianza ancora non è stata raggiunta. La femminilità tossica si presenta quando le femministe pretendono di avere addirittura più diritti dell’uomo: vi ricorda qualcosa? Barbieland a inizio film appunto. In apertura del film infatti, come accennato, le Barbie vivono in un posto dove tutti i lavori sono svolti esclusivamente da donne, mentre i Ken devono solo preoccuparsi di far colpo sulle Barbie, e questa era esattamente la stessa cosa che accadeva nella società maschilista prima che le donne iniziassero a pretendere i loro diritti come è giusto che sia. Il fatto di questa oppressione da parte delle Barbie verso i Ken è stato totalmente frainteso dai fan. Greta Gerwig ha creato esattamente la situazione opposta, per far immedesimare gli uomini in quello che tante donne hanno subito nei secoli di storia e che in alcuni paesi ancora subiscono, purtroppo; ne è la prova il fatto che anche i Ken alla fine del film acquisiscono i loro diritti, seppur in misura ridotta, come è successo con le donne; la regista ha messo sullo stesso piano sia uomini che donne per far anche capire che sarebbe potuta succedere la stessa identica cosa agli uomini e che comunque la prevalenza di uno dei due sessi è sbagliata a prescindere.
Ma allora perché è stato “frainteso”? Semplice, il messaggio che Greta Grìerwig voleva lanciare era l’uguaglianza, non di certo un messaggio per dire alle coppie di rompere o che la femmina deve prevalere e invece… Molte ragazze hanno utilizzato il film per testare il “maschilismo latente” nei loro partner: se un maschio non capisce come mai la ragazza pianga davanti a quel film è maschilista e va lasciato; addirittura ragazze scrivono “se non gli piace il film di Barbie lascialo”, altre ragazze portano le loro amiche a vederlo per far capire loro di avere il fidanzato tossico e il fenomeno ha preso già il suo nome: #Barbiebrokeup. Chiariamoci, questo non è assolutamente il messaggio che Barbie voleva lanciare visto che il film parla di uguaglianza e accettazione di sé, dato che insegna che non si può essere perfetti e che nessuno deve prevalere sugli altri; quindi è questo il fenomeno di femminilità tossica che si è creato. In generale non si può usare un film per “misurare” il maschilismo o la compatibilità tra partners, e di sicuro un maschio non è che non capisca i problemi delle donne nella nostra società, anzi, tuttavia trova esagerato piangere per un film. Questo articolo non vuole assolutamente andare a negare i problemi della società, ma bisogna comunque ricordarsi di non sentirsi superiori agli altri dato che dovremmo essere tutti uguali, senza distinzioni di genere, sessualità, razza, religione; dopotutto veniamo tutti dallo stesso pianeta, però un conto è volere l’uguaglianza, un conto usare la scusa dell’uguaglianza per prevaricare l’altra persona.
I massmedia hanno puntato i riflettori sulla presunta femminilità tossica causata dal film, ma non hanno preso in considerazione l’ultimo tema: l’accettazione di sé. Quando Barbie dice a Ken “non ci sono Barbie e Ken, magari c’è Barbie e c’è Ken”: questa è una frase estremamente significativa, perché dopo averla sentita finalmente Ken acquisisce sicurezza e capisce che non per forza la sua esistenza debba dipendere da qualcuno. Anche il fatto che Barbie inizi a fare errori, le venga la cellulite, pensi alla morte, abbia problemi che esistono nella vita di tutti i giorni ci insegna che nessuno è perfetto e che ci si può sempre migliorare, ma non si arriverà mai alla perfezione. Solo gli oggetti possono essere “perfetti”, perché non hanno vita e non hanno sentimenti come gli umani, non agiscono di impulso e questo fa capire come effettivamente durante tutto il film i personaggi arrivino ad acquisire via via consapevolezza del fatto che le cose non vanno sempre come dovrebbero e come ci immaginiamo. La vita infatti è imprevedibile, ma non per questo non possiamo godercela. Alcune persone criticano il fatto che Barbie abbia avuto più successo di Mission Impossible 7, ma non ne hanno compreso il perché: al di là della trama è significativo il messaggio che la regista voleva trasmettere e che ha portato incredibili e inaspettati risultati.